Il progetto
Celiberti per l’UNESCO – La Storia, la Natura e l’Arte è un progetto che si propone di trasformare alcune importanti dimore storiche del territorio in spazi vivi di cultura e inclusione. Da settembre 2025 fino a marzo 2026, Villa Pace a Tapogliano, Villa Attems a Lucinico e Palazzo Orgnani a Udine, diventano teatro di un percorso che intreccia arte contemporanea, patrimonio storico, natura e impegno sociale.
Al centro del progetto, le sculture dell’artista friulano Giorgio Celiberti (Udine, 1929), figura di spicco dell’arte contemporanea formatosi nello studio veneziano di Emilio Vedova. Le sue opere, che celebrano il rapporto primordiale tra uomo e natura attraverso la manipolazione della materia e l’accostamento di segni ed elementi primitivi, abitano ora i giardini storici delle tre dimore, stabilendo un dialogo inedito tra linguaggio artistico e paesaggio.
La conferenza Salvarsi con il verde
Il 5 ottobre 2025 Villa Pace ha ospitato la conferenza Salvarsi con il verde, di cui è stato protagonista l’architetto paesaggista Andrea Mati. Appartenente ad una storica famiglia di vivaisti, Andrea Mati si occupa da quarant’anni della progettazione di giardini dalle specifiche funzioni terapeutiche, avvicinando la natura alle persone che soffrono, in stretta collaborazione con medici, psicologi, geriatri e psichiatri. Curando il verde, una persona in difficoltà cura sé stessa, perché recupera quella dose di attenzione, fiducia in sé e progettualità che ha perso e che le è indispensabile per rifiorire nella vita. I giardini così progettati si rivelano di grande aiuto nel trattamento della sindrome di Down, dell’autismo, delle depressioni, dell’Alzheimer e di tutte le dipendenze. La summa della filosofia di vita di Andrea Mati è raccontata nel suo libro Salvarsi con il verde. La rivoluzione del metro quadro vegetale (Giunti Editore). Attraverso quattro stagioni di piante e di persone che si salvano a vicenda, Mati aiuta a scoprire la poesia inedita del linguaggio della natura che accomuna uomini e vegetali.
Accanto all’architetto Mati sono intervenuti il dottor Iacopo Cancelli – neurologo dell’Ospedale di Udine – che ha offerto uno sguardo clinico su come il contatto con il verde influisca positivamente sulla salute neurologica e cognitiva, e la dottoressa Susanna Cardinale – presidente dell’Associazione Alzheimer di Udine – che ha raccontato l’impatto della malattia nella nostra regione e le attività che ogni giorno l’associazione promuove a sostegno dei malati e delle famiglie.
La memoria scientifica di Gaetano Perusini
Ma c’è un’altra ragione, profondamente radicata nella storia di Villa Pace, che rende questo progetto così significativo: il legame con la figura del medico friulano Gaetano Perusini (1879-1915), che nella clinica psichiatrica di Monaco collaborò con Alois Alzheimer alla definizione della malattia che oggi porta il nome del solo scienziato tedesco.
Nato a Udine il 24 febbraio 1879 da genitori di nobili origini, Perusini rimase orfano di padre all’età di sei anni. Grazie alla madre, che lo spronò nel suo percorso di studi, si iscrisse alla Facoltà di Medicina dell’Università di Pisa, completando la sua formazione a Roma. Con le sue capacità e dedizione, a soli ventidue anni si laureò e da quel momento cominciò a dedicare la maggior parte del suo tempo alla sua più grande passione: la psichiatria.
Frequentò i più rinomati istituti europei, tra cui il laboratorio neuro-patologico di Monaco, nella clinica psichiatrica diretta dal celebre Emil Kraepelin, figura che era stata fondamentale anche nella vita di Alois Alzheimer.
La svolta nella sua carriera si ebbe nel novembre 1906, quando Alois Alzheimer presentò in un convegno della società di psichiatria a Tubinga un caso di demenza precoce che aveva colpito una donna di cinquantuno anni. La presentazione del caso però non ebbe un gran successo.
Alzheimer, convinto di essere di fronte a una patologia cerebrale rara, decise di affidare il caso proprio a Gaetano Perusini. Il giovane medico si impegnò moltissimo nella sua ricerca e, oltre a riesaminare tutti gli aspetti di quel caso specifico, ne identificò altri tre. Per avvalorare la sua tesi, produsse una lunga trattazione, correlata di tavole e disegni eseguiti a mano.
Le sue scoperte furono fondamentali per il corso della scienza. Tra i meriti riconosciuti a Perusini vi fu l’intuizione di aver identificato una sostanza collosa che circonda i neuroni impedendone il normale funzionamento: una scoperta in anticipo di circa ottant’anni, considerato che la proteina beta-amiloide fu scoperta solo nel 1984.
Tornato in Italia, nonostante la sua fama si estendesse a livello europeo grazie alle sue scoperte, non riuscì a trovare facilmente una collocazione professionale. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, sentì la necessità di aiutare la patria e si arruolò come volontario, senza dichiarare i propri titoli. Scoperto che era professore di Medicina, venne sistemato nel centro di medicazione. Purtroppo fu colpito da schegge di granata mentre soccorreva i feriti e morì l’8 dicembre 1915, a soli trentasei anni. Nello stesso anno scomparve anche Alois Alzheimer.
Nonostante la morte prematura, il contributo di Perusini allo studio delle demenze neurodegenerative è stato fondamentale. La famiglia Perusini porta con sé questa memoria scientifica di straordinaria attualità. Non a caso il progetto è stato inaugurato a settembre, mese mondiale dell’Alzheimer, ponendo l’accento su una malattia che rappresenta una sfida sanitaria e sociale sempre più pressante.